Farnace, Venezia, Rossetti, 1739

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 FARNACE
 
 
    Dramma per musica da rapresentarsi nel famosissimo teatro Grimani di San Giovanni Grisostomo l’autunno dell’anno 1739, dedicato a sua eccellenza il signor don Fernando di Baeza Manrrique di Lara Vezentelo e Silva, marchese di Castromonte e di Estépar, grande di Spagna, gran cancelliero perpetuo del real Consiglio de l’Asienda e gentiluomo di camera con esercizio di sua maestà cattolica, eccetera, eccetera, eccetera.
    In Venezia, MDCCXXXIX, per Marino Rossetti, con licenza de’ superiori e privileggio.
 
 
 Eccellenza,
    la gloriosa livrea che serbo di sua eccellenza signor ambasciatore del re delle Due Sicilie, vostro così degno fratello e così amabilmente distinto in questa gloriosa repubblica, non poteva io rassegnarla a’ piedi di vostra eccellenza, per farmi conoscere servitore e fedelissimo suddito, che per mezzo d’un qualche devoto tributo. Siasi dunque questo il presente dramma che rappresentar si deve nel maggior teatro di questa dominante, il quale per accrescerlo di più onori, lo dedico al vostro gran nome. Poiché a dir vero, per concepire e la nobiltà del vostro sangue e lo splendore della vostra nativa grandezza, basti il raccordare che siete della sì rinomata famiglia Baeza che tra gli astri più lucidi del cielo ispano tanto distintamente traluce. Ma chi mai puote in sì piccolo foglio far catalogo de’ vostri illustri antenati, famosi per ragguardevoli imprese, per insigni parentadi, feudi, giurisdizioni, prerogative e cariche che loro han goduto e che in vostra eccellenza con decorosa distinzione si vedono epilogate! Quindi è che lasciando a’ soli storici di registrar tali cose, mi volgo solo alla vostra persona superiore ad ogni applauso, mentre in vostra eccellenza risplende una grandezza senza alterigia, una bontà senz’affettazione, una gentilezza senz’artificio; perciò mi lusingo che si degnerà, nella picciolezza del dono, gradire la grandezza del rispetto, mentre con questa speranza prostrandomi, mi do l’onore di sottoscrivermi di vostra eccellenza devotissimo, obligatissimo ed umilissimo servitore.
 
    Domenico Lalli
 
 
 ARGOMENTO
 
    Farnace fu uno de’ figliuoli di Mitridate re di Ponto e successore come maggiore d’età de’ regni paterni dapoiché l’armi romane obbligorno quel principe già sconfitto ad uccidersi con la propria sua spada. Insidiò Mitridate, vivendo, a Berenice regina di Cappadocia per l’avidità d’occupar anche quel dominio; e con l’occasione che questa regina rimase vedova d’Ariarate suo sposo, non solamente le fece uccidere un figlio, che di questo avea avuto, ma le impedì e frastornò le seconde nozze con Mitridate re della Bitinia di lei invaghito. In tale stato di cose aspirando Farnace all’unica figlia di Berenice per l’odio implacabile ch’essa regina portava a Mitridate, la rapì e la spossò ad onta della madre, la quale in vendetta di tali affronti e violenze s’unì con l’armi romane contro Farnace e contro la figlia medesima, che a maritarsi con esso avea consentito, e ne procurò con ogni suo sforzo la totale rovina.
 
 
 ATTORI
 
 FARNACE re di Ponto
 (il signor Giovanni Tedeschi)
 BERENICE regina di Cappadocia, madre di Tamiri
 (la signora Anna Maria Bagnolese Pinaci)
 TAMIRI regina sposa di Farnace
 (la signora Giustina Gallo)
 SELINDA sorella di Farnace
 (la signora Rosa Soutter)
 POMPEO proconsolo romano nell’Asia
 (il signor Antonio Raaff, virtuoso di camera di sua altezza serenissima elettorale di Colonia)
 AQUILIO prefetto delle legioni romane
 (il signor Giuseppe Santarelli)
 UN FANCIULLO figlio di Farnace e Tamiri, che non parla
 
    La musica è del signor Rinaldo di Capua napolitano. Li balli sono d’invenzione e direzione di monsieur Soutter.
 
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Atto primo: riviera dell’Eusino con folta selva d’alberi che ingombrano tutta la scena e in fondo si vede il mare e in esso l’armata di Berenice; indi approdate le navi e gettati i ponti, escono guastadori che troncando in breve la selva la riducono ad un’aperta campagna, in cui si vede da una parte la città d’Eraclea con ponte che introduce nella medema; luogo de’ mausolei, in mezzo de’ quali v’è una gran piramide destinata per sepolcro dei re di Ponto; deliziosa grottesca per il ballo.
    Atto secondo: sala; mausolei con la piramide come sopra; gabinetti reali.
    Atto terzo: piazza d’Eraclea con trofei ed altri apparati al trionfo; stanze corrispondenti a’ giardini; salone magnifico.
    Le scene sono d’invenzione e direzione del signor Antonio Jolli, servitore attuale di sua altezza serenissima di Modona. Il vestiario è del signor Nadal Canciani.